Con Ordinanza del 30 giugno 2020, n. 13044, la Corte di Cassazione - Sesta Sezione Civile - ha ribadito un suo precedente orientamento: "la responsabilità del datore di lavoro di cui all'art. 2087 cod. civ. è di natura contrattuale. Ne consegue che, ai fini del relativo accertamento, incombe sul lavoratore che lamenti di aver subito, a causa dell'attività lavorativa svolta, un danno alla salute, l'onere di provare l'esistenza di tale danno, come pure la nocività dell'ambiente di lavoro, nonché il nesso tra l'uno e l'altro elemento, mentre grava sul datore di lavoro - una volta che il lavoratore abbia provato le predette circostanze - l'onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno, ovvero di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno medesimo" (Cass. n. 3788 del 17/02/2009)

L'assunto - che ha carattere generale - è chiaramente riferibile alla materia ADR dove tra le inadempienze gravi del datore di lavoro può senz'altro individuarsi la mancata nomina del Consulente ADR. E' compito di quest'ultimo infatti - attraverso la relazione di insediamento e le relazioni annuali - verificare i presupposti per la corretta applicazione della norma, valutando tra l'altro l'idoneità dei mezzi in relazione alle modalità di trasporto e alle merci trasportate. La mancata nomina del Consulente ADR costituisce quindi non solo un comportamento illecito in termini di Codice della Strada, ma può portare a conseguenze di carattere penale in caso di incidente con danni alle persone o ad altri utenti della strada.

Rientrano nella responsabilità del datore di lavoro (trasportatore) anche la fornitura dei prescritti DPI ("borsone ADR") nonché di tutte le dotazioni previste sui mezzi di trasporto.